di Luigi Asero
Sono le 10.53, nell’aria echeggiano i “fuochi del Duomo”. Sant’Agata, a spalla quest’anno, è appena rientrata in cattedrale. Abbiamo scritto appena ieri sera un lungo articolo in cui si vedeva una luce di speranza in una festa ormai da anni troppo laicizzata, profanizzata e profanata. Il maltempo invece ci ha regalato l’inedita sensazione di una rinnovata festa nel segno dell’appartenenza religiosa, della preghiera verso la “picciridda” e attraverso la Sua intercessione al Cristo.
Il maltempo si è allontanato e la processione del giro interno si è così potuta compiere. Purtroppo però col miglioramento delle condizioni atmosferiche sono tornati i delinquenti, quelli che pensano di poter tenere in scacco la città, “sequestrandone” a loro modo la Santa Patrona Agata, sfruttando quel cordone come fossero le corde che già Quinziano le inflisse nel 252 dC. Perché questi mafiosetti di basso rango, questi personaggetti che vogliono imbrigliare la festa nei loro giochi di “annacate” e prestigio (?) hanno infine cercato di rallentare il percorso, di esigere che si compisse la salita di San Giuliano per come volevano loro. Si sono messi lì, davanti e dentro il lungo cordone cercando di imprigionare Agata ai loro desideri di predominio, come per troppi anni è stato loro colpevolmente concesso.
È stato un lungo tira e molla, è stata quasi una battaglia verbale in cui al “siamo tutti devoti tutti” si è sostituito da parte di alcuni delinquenti un tacito “siamo tutti mafiosi tutti“. Così non è stato.
Una decisione storica quella del capovara, Claudio Consoli: alla fine i mafiosi non hanno vinto, il cordone è stato staccato. Sant’Agata liberata è stata riportata a spinta dentro il suo fercolo in cattedrale, scendendo per via Etnea. Rientrandola a spalla in cattedrale. Saltando la salita di San Giuliano e il canto delle Clarisse.
Durissime le parole del parroco-procuratore della cattedrale di Catania, mons. Barbaro Scionti: “I devoti di Sant’Agata e Sant’Agata non sono ostaggio di nessuno. Cari delinquenti siete soli e isolati. Ora fate silenzio perché dobbiamo pregare“.
Un momento brutto per i tanti, tantissimi veri devoti. Un momento anche peggiore, a nostro modo di vedere, per i delinquenti arrivati alla festa quando non si sarebbero bagnati, quando non avrebbero rischiato un raffreddore, arrivati -come spesso in questa città- solo a rompere le uova nel paniere. Un momento peggiore per loro perché ha vinto il buonsenso, perché loro comunque hanno perso. Il loro dominio precipita, Sant’Agata è liberata, Catania ha mostrato sempre più forte la sua volontà di farlo insieme alla sua Santa Patrona. La “picciridda” (bambina) che tutto può!
07/02/2019 – Mons. Barbaro Scionti e il capovara Claudio Consoli sotto scorta